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Chandra Livia Candiani

Chandra Livia Candiani, nata a Milano nel 1952, è una poetessa, traduttrice e insegnante di meditazione italiana di grande rilievo. Dopo aver terminato gli studi superiori, si iscrive alla facoltà di Filosofia, ma in seguito decide di abbandonare gli studi per dedicarsi al lavoro.

All’età di trent’anni, Candiani compie un significativo viaggio in India, dove entra in contatto con il buddhismo e la pratica della meditazione. Nel 1986, adotta il nome di Chandra, che significa “luna” in sanscrito, un nome conferitole dal suo primo maestro, Rajneesh. Negli anni seguenti, diventa allieva di diversi maestri buddhisti, tra cui Ajahn Sumedho e Ajahn Sucitto.

Chandra è attiva non solo nel campo della poesia, ma anche nella traduzione di testi buddhisti, nell’insegnamento della meditazione e nella promozione della poesia nelle scuole della periferia milanese. La sua poesia si distingue per una profonda sensibilità, un’attenzione al silenzio e alla natura, e un forte impegno civile e sociale. I suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue e hanno ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Viareggio, il Premio Dessì e il Premio della Fondazione Bellonci.

Tra le sue opere più note si annoverano:

“Il silenzio è cosa viva” (1996)
“La voce del vento” (2000)
“L’amore è un’altra cosa” (2004)
“Il cielo capovolto” (2008)
“L’anima e il suo corpo” (2012)
“Il canto della terra” (2016)
“Questo è il momento” (2020)
“Questo immenso non sapere” (Einaudi, 2021)
“Sogni del fiume” (Einaudi, 2022)
Considerata una delle voci poetiche più significative della scena letteraria italiana contemporanea, la poesia di Chandra Livia Candiani è in grado di toccare le corde più intime dell’animo umano, proponendo una visione del mondo intrisa di umanità e compassione.

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“Niente, è che a me piacciono da sempre le cose mute, quando l’io zittisce e si alza il volume della voce non solo degli uccelli ma anche del silenzio dell’armadio e del tavolo della lampada e del letto. Allora niente, vivo in una nuvola di luce dove tutto rabbrividisce e fa parola, allora bevo all’orlo del mondo alla sua fontana.”